La prima, come ha sottolineato l'europarlamentare italiano Nicola Zingaretti, relatore del provvedimento, riguarda l'approvazione del concetto di
scala commerciale: i paesi membri dovranno quindi considerare un reato penale tutte le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale ma solo se condotti con finalità e su scala commerciale. Per questo genere di abusi sono previste multe progressive e prigione, a seconda della gravità dell'abuso. Ma questo
risparmia il penale a chi per finalità private, non profit e senza intenti di lucro commette delle violazioni.
La seconda importante novità sta nell'esclusione dagli obiettivi della direttiva dei
diritti di brevetto, un passaggio che non dispiacerà ai tanti che in campo tecnologico temevano nuovi importanti paletti per il libero sviluppo.
Nello specifico, si prevede che le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale commesse da un'entità criminale, possono provocare una sanzione massima di
400mila euro e/o quattro anni di carcere. In altri casi meno gravi si può arrivare a multe decisamente inferiori.
Tra le misure più controverse che
rimangono nel provvedimento, quella che consente di dar vita ad indagini su violazioni anche in assenza di un'accusa formale, "almeno quando i fatti sono commessi nel territorio di uno stato membro". Né piacerà a tutti che, una volta recepita la direttiva, i paesi membri dovranno consentire ai detentori dei diritti di
sostenere e affiancare le indagini condotte da team investigativi misti. Va detto che quest'ultima pratica, per quanto già criticata da più parti, è già prassi consolidata in molti paesi europei, Italia compresa.
La direttiva non è approvata in via definitiva, evidentemente, deve ancora passare al voto del Parlamento Europeo che inizierà ad occuparsene ad aprile, ma il via libera, con modifiche, della Commissione JURI ha un significato fondamentale. "Oggi - ha sottolineato a questo proposito Zingaretti - giriamo pagina. Questa è la prima direttiva in cui si parla di penale (per questo genere di reati, ndr.). L'armonizzazione dei diversi codici penali è un elemento del tutto nuovo e radicale".
Una volta approvata, la direttiva dovrà essere recepita dai singoli paesi. Al momento è difficile dire in che modo potrà interfacciarsi con la legislazione italiana, come noto
ben più severa per le violazioni commesse anche senza finalità commerciali.
Un commento sul voto della Commissione JURI è arrivato anche da Enzo Mazza, presidente di
FIMI, secondo cui si tratta di "un bilanciamento tra interessi, alcune violazioni senza scopo di lucro non saranno punite con le sanzioni più pesanti riservate ai reati più gravi, similmente a quanto prevede la normativa italiana che ha vari livelli di sanzioni penali e amministrative".
Un testo della bozza su cui si è votato è disponibile
qui in PDF.
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